Descrizione:
La tavola rappresenta l’arto inferiore di sinistra privato del rivestimento cutaneo e di gran parte dei muscoli superficiali allo scopo di dimostrare il decorso della vena grande safena, della vena tibiale (che si intravede profondamente nel cavo popliteo) e della vena e arteria femorale situate sulla faccia anteriore della coscia. La tavola è inoltre completata dal tratto lombo sacrale della colonna vertebrale allo scopo di mettere in evidenza le radici del plesso lombare ed in particolare il grosso nervo sciatico, che percorrendo tutto l’arto inferiore, termina in corrispondenza della pianta del piede.
Notizie storico-critiche:
Il modello anatomico fa parte di una serie composta da 5 pezzi a dimostrazione del sistema linfatico. Di questi, soltanto uno (cfr. scheda 252) viene descritto nell’inventario del 30 luglio 1815. È presumibile che l’intera serie fosse arrivata il 28 luglio 1814 a Bologna da Firenze , come si legge in un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna: “una cassa contenente preparazioni in cera per uso del Gabinetto Anatomico”, a distanza di un anno non tutti i modelli erano stati esposti al museo, e quindi non potevano essere compresi nell’inventario. Si sa infatti che questo genere di catalogazione durava diversi mesi con intervalli prolungati, e quindi l’assenza di gran parte della serie è giustificata. Non è invece del tutto giustificata l’attribuzione a Clemente Susini, infatti il ceroplasta fiorentino muore nel settembre del 1814 e queste preparazioni giungono a Bologna nel luglio dello stesso anno. Difficilmente si tratta delle ultime opere del Susini. Molto più probabile, invece, che la modellazione sia stata eseguita dagli allievi dello stesso. La serie appare perciò non del tutto originale, seppure l’ideazione si deve sicuramente attribuire al Susini. Quest’ultimo infatti creava la matrice che gli allievi moltiplicavano in moltissime copie (come è avvenuto in modo dimostrabile per la tavola dell’udito presente sia a Cagliari che a Bologna). Un parare dubbioso sull’autenticità era già stato espresso, oralmente, dal prof. Luigi Cattaneo che si è occupato sia delle cere cagliaritane che della sistemazione del museo di Bologna negli anni ’70.