Descrizione:
Sismografo in legno e ottone, con bussola e contatti elettrici. Dello strumento originale rimane solo l’apparato sensore, che era costituito da quattro pesi in ottone (ne restano solo tre), in grado di oscillare e chiudere un contatto elettrico alla presenza di una scossa sismica nella direzione di oscillazione. Una bussola posta al centro dello strumento permetteva di orientarlo per rivelare la direzione della scossa registrata. È andato completamente perso l’apparato registratore che probabilmente consisteva in un sistema a orologeria in grado di registrare le scosse nella direzione in cui il contatto era stato chiuso dall’oscillazione del peso.
Notizie storico-critiche:
L'inventario redatto nel 1873 da Alessandro Palagi riporta al n. 65 un meteorografo automato-elettrico e al n. 66 un sismografo automato-elettrico, annotando che "Trovansi in costruzione". L'inventario successivo, redatto nel 1907, ricorda ancora questi strumenti, ma li dichiara entrambi inservibili. Nel corso dell’Ottocento, alle osservazioni meteorologiche della Specola si affiancarono osservazioni sismiche, condotte con minore regolarità e con semplici strumenti. La presenza di un sismografo in costruzione nel 1873 può in qualche modo essere collegata alla figura del conte bolognese Antonio Galeazzo Malvasia, che nel 1872 aveva impiantato un osservatorio sismico nel suo palazzo, poco distante dalla Specola, ed era in contatto con gli astronomi locali. Non è quindi da escludere che l'astronomo addetto alle osservazioni meteorologiche fosse in contatto con Malvasia, anche se non ne è rimasta traccia nelle carte d'archivio.