Descrizione:
La carta celeste, composta da tre pannelli di circa 180x60 cm, mostra l’emisfero boreale, con il Polo Nord celeste al centro, la Via Lattea e le stelle visibili a occhio nudo, mentre in basso sono riprodotti i simboli delle magnitudini stellari. Non si ha notizia della sezione relativa all’emisfero australe. Le osservazioni per la realizzazione della carta furono fatte a Pechino con l'ausilio di astronomi cinesi e utilizzando il cannocchiale, a dimostrazione della modernità del lavoro di Schall von Bell. Le coordinate delle stelle sono riferite all'anno 1628. In una legenda sono riprodotti i simboli delle sei magnitudini delle stelle e delle nebulose. Nel quarto spicchio, erroneamente inserito nella carta geografica di Matteo Ricci, si trova la presentazione dell'opera, scritta dal cinese Paolo Siûcoamcchi (Hsû Kuang-ch'i), collaboratore di Schall von Bell. Vi sono rappresentate, dall'alto, le carte delle opposizioni e congiunzioni di Giove, Marte e Venere, separate da due strumenti d'osservazione - un teodolite dell'eclittica e uno strumento azimutale - il cui utilizzo è illustrato a lato, nella legenda
Notizie storico-critiche:
Appartiene alla vasta produzione scientifica in cinese di Schall von Bell questa grande opera cartografica in otto pannelli, il cui titolo generale è Due carte generali delle stelle al nord e al sud dell'equatore. Due esemplari di questa opera, eseguita da un alto impiegato dell'Ufficio di Astronomia (e collaboratore di Schall von Bell) Wu Ming-chu, si trovano presso la Biblioteca Vaticana, Uno di essi era stato realizzato per essere montato su di un paravento per il Consiglio Privato dell'Imperatore ed è in magnifici e smaglianti colori, con le stelle dorate. A Bologna, invece, è giunta solo una parte dell'opera, quella illustrante le stelle dell'emisfero boreale. Non si hanno notizie certe riguardo al suo arrivo a Bologna. Si ipotizza che sia giunto tramite il gesuita Giovan Battista Riccioli (1598-1671), professore di lettere umane, filosofia, teologia e astronomia, prima a Parma, poi a Bologna che nelle sue opere scrisse di Matteo Ricci e dell'astronomia cinese.