Descrizione:
Questa linea meridiana fu realizzata da Ercole Lelli tra il 1741 e il 1742 quando, in previsione dell’arrivo degli strumenti di Sisson, venne ristrutturata la sala meridiana, sostituendo il vecchio pavimento di legno con quello attuale. La lanterna fu realizzata per poter osservare non il transito del centro del disco solare sulla linea di ottone, ma la diffenza tra l'istante di ingresso e di uscita dell'ombra del filo. Quest'ultimo veniva teso tra i sostegni ancora presenti nel muro: la sua posizione era definita dalla incisione a V e due piccoli pesi applicati agli estremi servivano "a rendere tesa la filare" . Esistono ancora, nella parete nord, i tre chiodi di ottone che servivano per raccogliere il filo della meridiana. La precisione della misura del tempo che si otteneva con la meridiana filare era considerevole, pari a circa 0,5 s. La differenza tra l'istante in cui il Sole appariva in transito sulla meridiana e nel cannocchiale degli strumenti murali, consentiva di valutare la non planarità dei lembi di questi ultimi e calcolare la correzione temporale che doveva essere apportata al tempo di passaggio (in meridiano) degli altri astri. Il passaggio del Sole sulla meridiana consentiva, inoltre, di regolare gli orologi, ad ogni mezzogiorno solare locale. Gli astronomi usarono fino alla fine del Seicento l’ora del giorno solare vero (tempo intercorso tra due passaggi consecutivi del Sole per il meridiano del luogo) per registrare le loro osservazioni. Venne poi adottato il tempo solare medio o tempo civile (riferito al percorso apparente in cielo di un “sole fittizio” che si muove con velocità media lungo l’eclittica). L’analemma – la grande figura a otto che solitamente avvolge le linee meridiane – indica il variare della differenza tra tempo solare vero e tempo solare medio (nota anche come equazione del tempo) con i mesi dell’anno (individuati dai segni zodiacali),
Notizie storico-critiche:
Nell'archivio del Dipartimento di Astronomia sono conservati numerosi appunti riguardanti sia il suo utilizzo, che la sua ristrutturazione. I Commentari dell'Accademia delle Scienze (T.II, parte 1, 1745, p.40) ci informano che artefice della nuova linea meridiana, tuttora visibile, come anche della decorazione a colonnette di ordine toscano, della quale si vedono ancora tracce sulle pareti della camera, fu il bolognese Ercole Lelli, pittore di storia e ritratto, scenografo, architetto, meccanico, scultore e anatomico. In quell'occasione venne anche modificato il muro che reggeva il grande semicircolo murale di Lusverg e furono erette le colonne di sostegno dello strumento dei passaggi di Sisson. Il vecchio pavimento di legno fu sostituito con quello attuale. Della struttura originaria del 1726 rimangono le strutture murarie perimetrali e i due robusti arconi di sostegno eretti sulle strutture del primo piano del palazzo ed orientati secondo le diagonali della sala. Nel 1815 lo strumento dei passaggi di Sisson fu sostituito con uno più moderno di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr e le originarie colonne di sostegno furono sostituite con altre, poste più vicine tra loro e di ordine ionico. Nel 1912 il quadrante murale di Sisson e lo strumento dei passaggi furono tolti d'opera, venne demolito il muro di sostegno del quadrante e abbattute le colonne. Il tetto, che originariamente si apriva lungo l'asse est-ovest, fu sostituito con un coperto normale. Infine, nel 1952, con la costruzione dell'aula magna dell'Istituto di Astronomia, il cui muro esterno si inserisce in quello della Sala meridiana, questa fu nuovamente rimaneggiata ed il tetto fu alzato. La stanza venne adibita a deposito di libri. Il restauro, eseguito nel 1979 a cura degli architetti Mauro Monesi e Luigi Suffritti, non ha potuto essere integrale. Non è stata ripristinata l'apertura nel coperto, ma se ne è sottolineata l'originaria esistenza lasciando una lacuna larga 89 cm, quale risulta dai documenti essere stata l'ampiezza dell'apertura originaria. Il muro meridiano è stato ricostruito poco più lungo di quello del 1741 - che era circa 293 cm per 31 cm di spessore - per ospitare il restaurato semicircolo di Lusverg. Nel corso del 1990, per verificare se vi fossero ancora tracce del vecchio pavimento in legno utilizzato da Manfredi per la messa in stazione di alcuni strumenti, è stato praticato un taglio nell'attuale pavimento, senza tuttavia trovare alcuna traccia di pavimenti preesistenti.