DESCRIZIONE:
Oggetto:
Disegno a penna con interventi all'acquarello, incollato su tela.La rappresentazione raffigura una parte della fortezza di Belgrado, costruita secondo la difesa ad esagono dell’ingegnere militare francese Sébastien LePrestre de Vauban (1633/ 1707). Al centro è posta una vasta piazzaforte(occupata da un cartiglio con attributi militari), circondata da sei baluardi senza spalla, ognuno dei quali è formato da due fronti, due fianchi, due ghirlande e due piazzaforti da basso. Il corpo centrale della fortificazione è difeso da quattro giri di fossi e spalti, che accrescono ulteriormente l’imprendibilità. La decorazione della carta è completata, nella zona superiore, ai lati da due trofei militari e al centro da uno stemma. La leggibilità è compromessa da macchie d’acqua, che hanno dilavato il colore. CARTIGLIO: collocato nella parte interna della piazzaforte e composto da diversi elementi decorativi. Una cornice a volute racchiude il titolo della carta. Lo stato conservativo del disegno permette di intravedere solo la sagoma del motivo ornamentale. Inoltre, anche il testo è di difficile lettura: oltre al titolo, è riportata la data di esecuzione (1753) ed il nome dell’autore,Francesco Marangoni, identificato in un allievo del conte Gregorio Casali, professore di Architettura Militare, presso l’Istituto delle Scienze di Bologna. Sotto al titolo si trova la scala in “Tesi di Francia” e il luogo di provenienza(Bologna). Sono visibili tracce di colore verde sui vessilli e segni di doratura. STEMMA con armi: trofeo posto in alto al centro della disegno. Formato da uno scudo rotondo dietro al quale sporgono, dando forma ad una panoplia, un elmo piumato, lance, bandiere e spade. La disposizione di questi oggetti è perfettamente simmetrica con l’elmo piumato a centro che ne costituisce l’asse. Sotto l’elmo è posta una corona che sovrasta una testa d’aquila o di drago (dietro la quale a sua volta sporge uno scudo, nel cui campo sono presenti tre fioroni). A dare compiutezza formale a tutta la decorazione, sotto lo scudo sono dipinte due ghirlande di fiori e frutta. TROFEI militari: trofei d’arme posti ai due angoli superiori della carta. Entrambi composti da un affusto di cannone che funge da perno a tutto l’assieme di elmi, bandiere, armature, tamburi, scimitarre, chiarine, scudi,etc. Benché l’assemblaggio dei singoli elementi sia diverso per ogni trofeo, essi appaiono come speculari: è chiara l’intenzione dell’autore di creare un effetto di quinta scenografica entro la quale disporre gli altri elementi della carta esaltando in particolar modo lo stemma in alto al centro. La maniera pittorica è di scarsa qualità, pur tenendo presente che l’opera appare danneggiata e poco leggibile. I colori impiegati sono rosso e verde.
Funzione:
didattica
ISCRIZIONI:
Classe di appartenenza:
titolazione
Tecnica di scrittura:
non determinabile
Posizione:
entro cartiglio - in basso, al centro
Trascrizione:
Sistema regolare trat/ to dalla Fortificazione Ir/ regolare del Castello di Bel/ gradodisegnato da Fran.co Ma/ rangoni Scolare di S.E. Sig.r Co.te/ Gregorio Casalil'anno 1753
Classe di appartenenza:
documentaria
Tecnica di scrittura:
non determinabile
Posizione:
sotto la titolazione
Trascrizione:
Scala di n. 80 tesi [sic] di Francia
Notizie storico-critiche:
Nelle stanze dedicate alla Architettura militare del Museo di Palazzo Poggi si conserva un disegno delle fortificazioni del castello di Belgrado, compiuto a Bologna nel 1753 da Francesco Marangoni. L'allestimento odierno ripropone la collezione della Camera dell'Architettura militare dell'antico Istituto delle Scienze di Bologna, fondato nel 1711 dal generale Luigi Ferdinando Marsili. Il disegno mostra la fortezza di Belgrado, il Kalemagdan, eretto su un poggio che sovrasta la confluenza fra i fiumi Sava e Danubio. Nel 1699, con la Pacedi Carlowitz (tra i negoziatori, il generale Marsili rappresentò l'impero asburgico), Belgrado passò in mano asburgica, dominazione che successivamente, nel 1717, ricostruì la piazzaforte secondo i principi della difesa ad esagono di Vauban. Le successive dominazioni turche, più o meno ininterrotte dal 1739 al 1815, non ne mutarno in maniera sensibile la struttura: il Kalemegdan rimase inalterato fino alla seconda guerra mondiale, quando subì l’ultima e forse più rovinosa distruzione. La carta in esame, secondo l'iscrizione del cartiglio redatta nel 1753 da Francesco Marangoni, studente di Gregorio Casali (professore dell'Istituto delle Scienze di Bologna e docente di Architettura militare dal 1750),testimonia l’importanza che la scienza delle fortificazioni, nelle sue applicazioni matematiche e geometrico-descrittive, rivestì nelle attività di studio della Camera di Architettura Militare. Non a caso il fondatore dell’Istituto delle Scienze, Marsili, fu anzitutto un militare: la sua esperienza di stratega militare contribuì ad affermare l'imprescindibilità delle scienze esatte nell’arte della guerra. La carta di Marangoni doveva essere uno dei tanti esercizi scolastici che competevano agli allievi dell’Istituto, ma la scelta della fortezza di Belgrado non appare casuale. Ancora in quegli anni il pericolo rappresentato dall’Impero Ottomano era tangibile e il Kalemegdan, a causa della sua posizione geografica, rappresentava il primo baluardo difensivo dell’Occidente cristiano contro i Turchi. Un baluardo che, come testimoniano le numerose espugnazioni, non sempre resistette all’attacco nemico. Del medesimo Marangoni si conserva, inoltre, in museo, il disegno del pozzo fortificato del Castello di Belgrado (vedi inv. MPPAM125).