DESCRIZIONE:
Oggetto:
Il meccanismo dello strumento consente il parallelismo delle due branche che vengono divaricate agendo sui manici.
Notizie storico-critiche:
Nel 1757 papa Benedetto XIV decise di acquisire i materiali ostetrici di Giovanni Antonio Galli (1708-1782), per implementare le collezioni didattiche dell'Istituto delle Scienze di Bologna. Professore di Chirurgia presso l'Università, Galli aveva tenuto, per otto anni presso la propria abitazione, una scuola di ostetricia, nella quale la "scienza de' parti" veniva insegnata sia a medici, sia a levatrici. Il metodo didattico da lui ideato si avvaleva dell'ausilio di tavole in cera tridimensionali - commissionate, tra gli altri, a Giovanni Manzolini (1700-1755) - e di modelli d'utero in argilla, realizzati da Giovan Battista Sandi. Oltre al costo meno gravoso, la suppellettile in argilla risultava, rispetto a quella in cera, più manipolabile e quindi didatticamente più efficace; i modelli, infatti, erano realizzati in modo tale da consentire non solo la visualizzazione dei fenomeni in oggetto, ma anche la loro esplorazione tattile. Fu un approccio particolarmente importante in campo ostetrico: la conoscenza della disposizione del feto nell'utero è cruciale nell'assicurare un parto di successo. Insieme all'acquisto dei preparati, il pontefice Benedetto XIV provvide, inoltre, a mettere in attività un corso di Ostetricia presso lo stesso Istituto delle Scienze, affidandolo a Galli. L'Istituto si apriva così ad un pubblico nuovo, quello delle levatrici; il loro accesso alla Camera dell'Ostetricia - situata al pianterreno di Palazzo Poggi - avveniva attraverso una piccola porticella in corrispondenza del lato posteriore del palazzo; l'entrata era, in tal modo, mantenuta separata da quella degli studenti universitari, dei professori e dei nobili, ovvero gli abituali frequentatori dell'Istituto.Quasi un secolo più tardi nel 1872 venne completato il lavoro di cottura dei modelli d'argilla, prima solo induriti per disseccamento. La suppellettile inoltre venne riparata e ridipinta a colori naturali dal modellatore Cesare Bettini.L'inventario degli oggetti, compilato dallo stesso Galli nel 1776, permette di individuare, attraverso il proprio ordinamento, la progressione didattica dei principali nuclei della collezione.La creazione della collezione ostetrica, secondo la ricostruzione delle fonti dirette, dovette avvenire tra il 1746 circa, anno in cui Galli commissionò le prime cere a Giovanni Manzolini, e il 1750, quando venne aperta nella dimora del chirurgo la scuola di ostetricia.All'interno della collezione di Galli è presente un nutrito numero di strumenti ostetrici utilizzati durante il parto.Tutti gli strumenti contrassegnati da numero di catalogo MPPO165, presenti nel corredo del medico, vengono definiti -in una nota di spese conservata all'interno del carteggio relativo al museo ostetrico- "altri antichi, e non più usati Instromenti", prova dell'interesse del Galli per l'evoluzione storica della sua disciplina e per questo datatibili alla prima metà del XVIII secolo.Descritto ed illustrato per la prima volta dal chirurgo Mariano Santo nella sua opera "De lapide ex vesica per incisionem extrahenda" (Venezia 1535), lo strumento compare nei trattati di chirurgia del XVII e del XVIII secolo e non in quelli di ostetricia, essendo impiegato per l'estrazione dei calcoli della vescica dilatando il taglio del chirurgo secondo un metodo che fu detto "Mariano" o "Apparatus magnus".