DESCRIZIONE:
Oggetto:
Il muscolo diaframma, appiattito e cupoliforme, è formato da fasci muscolari che si riuniscono in un centro tendineo e che nel loro decorso contornano gli orifizi per la vena cava inferiore, per l'esofago e per l'aorta.La tavola rettangolare a fondo turchese, con cornice in legno naturale filettata a porporina, non è l'originale supporto del preparato.
Funzione:
didattica
Notizie storico-critiche:
Il preparato anatomico in esame, riconducibile all'attività ceroplastica di Ercole Lelli, venne eseguito per l'allestimento di una camera anatomica all'interno dell'Istituto delle Scienze di Bologna.Il bene è registrato negli inventari del 1766 (p. 6) e in quello successivo del 1815 (sezione IV D, a20).Scultore, medaglista ed incisore, Lelli si cimentò nell'arte dell'anatomia plastica per la prima volta nel 1731, come attestano le fonti documentarie, quando realizzò due tavole riproducenti gli organi renali normali e patologici, commissionategli dall'anatomico Lorenzo Bonazzoli.Entrambi i modelli, conservati nella stanza di Storia Naturale dell'Istituto delle Scienze, furono visti dal vescovo di Bologna Prospero Lambertini (1675-1758), il quale sin da subito si impegnò per la realizzazione di una stanza anatomica con i preparati in cera di Lelli, attraverso un'opera di mediazione con l'iniziale finanziatore del progetto, il senatore Niccolò Aldrovandi.L'impresa non trovò però immediata realizzazione per la morte dello stesso Aldrovandi.E' necessario inoltre ricordare che nel 1734 Lelli realizzò gli spellati in legno di tiglio per il baldacchino della cattedra del Lettore nel Teatro anatomico dell'Archiginnasio (fino al 1803 sede unificata dello studio felsineo), statue che costituiscono il ponte di passaggio per la realizzazione successiva degli scorticati in cera dell'Istituto delle Scienze.Con la successiva elezione al soglio pontificio del Lambertini, il progetto subì una improvvisa accelerazione: il 1° dicembre del 1742 Lelli si impegnò formalmente, attraverso un rogito con l'Assunteria d'Istituto, a "formare, scolpire, e colorire, tempo 6 anni, per 17.000 lire bolognesi" otto statue di grandezza naturale, fra cui due nudi e sei scorticati, e oltre quaranta tavole raffiguranti diversi muscoli e ossa dello scheletro. Il progetto era focalizzato infatti sull'osteologia -apparato osseo- e sulla miologia -apparato muscolare-, andando ad affiancare i preparati a secco del medico Antonio Maria Valsalva, donati all’Istituto dalla vedova Elena Lini nel marzo del 1725.Per la messa in opera del grandioso piano, Lelli necessitava dell'affiancamento di diverse figure di collaboratori, ad esempio un medico che potesse procurare i cadaveri, compito assolto da Boari, giovane chirurgo approvato dal professor Molinelli.Naturalmente poi Lelli doveva avvalersi dell'operato di valenti scultori che inizialmente furono Filippo Scandellari (1717-1801) e Domenico Piò, cui subentrarono Giovanni Manzolini (1700-1755) e, licenziato quest'ultimo nel 1745, l'abate Luigi Dardani. La cerchia dei collaboratori fu dunque piuttosto nutrita e risulta difficile, se non impossibile, riuscire a distinguere tra le effettive responsabilità del "capo-bottega" e tra quelle dei molteplici assistenti che si sono avvicendati in corso d'opera. Fu per il riconoscimento dei rispettivi meriti che sorse infatti la nota disputa con il Manzolini: è lo stesso biografo di Giovanni, Marcello Oretti, a ricordare la polemica con il Lelli, il quale "volle iniquamente per sé tutta la gloria col farla nominare per opera sua" (alla carta 134 del ms. 314 della Biblioteca Comunale dell' Archiginnasio).Lelli si occupò inoltre dell'allestimento della Camera Anatomica, disegnando gli eleganti armadi a vetri adatti ad ospitare i preparati su tavola, ritmicamente scanditi da bacheche dove, collocate su perni girevoli, le statue potevano essere comodamente osservate e studiate da ogni lato.Un ulteriore provvedimento di papa Benedetto XIV, in favore di Lelli, è documentato nel motu proprio del 28 novembre 1747, nel quale lo scultore-ceroplasta veniva nominato, con stipendio annuo, "Custode ed Ostensore delle Statue e preparati in cera".Nonostante il contratto prevedesse il compimento dell'intera opera entro 6 anni, Lelli portò a termine la suppellettile solo nel 1751. La notizia della conclusione dell'impresa si trova nel carteggio tra Lelli e Antonio Marco Laurenti, precisamente in una lettera del 29 dicembre 1751, seguita poi da una missiva del gennaio dell'anno successivo, da parte di Benedetto XIV, nella quale il pontefice esprimeva la sua più viva soddisfazione per la realizzazione del progetto.Successivamente l'intera collezione di Lelli venne collocata nel 1827 (dopo la soppressione dell'Istituto delle Scienze e il trasferimento nella sua sede, Palazzo Poggi, dell'Università), presso il nuovo Gabinetto di Anatomia Umana, allestito dall'architetto Filippo Antolini e dal pittore Giuseppe Badiali in Palazzo Malvezzi Lupari. In seguito nel 1907, sotto la direzione di Giulio Valenti, il corredo anatomico venne spostato al primo piano dell'Istituto di Anatomia Umana Normale, fino al 2000, quando ritornò a Palazzo Poggi, dopo l’apertura del museo.