DESCRIZIONE:
Codifica Iconclass:
43A1
Indicazioni sul soggetto:
Processione dei signori feudali del governo shogunale
ISCRIZIONI:
Classe di appartenenza:
titolazione
Lingua:
giapponese
Tecnica di scrittura:
a incisione
Posizione:
cartouche, in alto a destra
Trascrizione:
Bakufu shokô gyôretsu no zu
Classe di appartenenza:
firma
Lingua:
giapponese
Tecnica di scrittura:
a incisione
Posizione:
cartouche verticale, in basso a sinistra
Trascrizione:
Ôju Kôchôrô Kunisada hitsu
Classe di appartenenza:
editoriale
Lingua:
giapponese
Tecnica di scrittura:
a incisione
Posizione:
cartouche verticale, in basso a destra
Trascrizione:
(anno 22 dell'era Meiji, agosto; nome e indirizzo dell'editore)
Notizie storico-critiche:
Nel 1867 era caduta la dittatura militare del clan Tokugawa ed era stato restaurato, almeno formalmente, il potere imperiale (Restaurazione Meiji, 1868). Seguirono anni di grandi cambiamenti, di rapidissima modernizzazione e di massiccia occidentalizzazione: il “vecchio” Giappone cominciava a essere guardato da lontano, spesso con nostalgia. Così, a partire dagli anni '80, diversi artisti giapponesi della xilografia pubblicarono serie di stampe che raffiguravano scene del passato. Kunisada III (che si firmava anche Baidô Hôsai e fu allievo di Kunisada I e di Kunisada II) contribuì a questa richiesta del pubblico con una serie di trittici denominata “Usi e costumi del Giappone del passato”. Il presente trittico ritrae una scena grandiosa che avveniva di frequente nel Giappone del periodo Edo (1603-1868): la processione di un daimyô (grande feudatario) con tutto il suo seguito. I grandi feudatari erano infatti obbligati dal clan militare dominante dei Tokugawa a costruire e mantenere una magione a Edo (dove risiedeva il governo militare) e a risiedervi ad anni alterni: un anno a Edo e un anno nei propri possedimenti (che potevano distare parecchie centinaia di chilometri), lasciando però a Edo moglie e figli come ostaggi. Questo sistema di controllo era detto sankin kôtai (presenza alternata).
Qui viene appunto ritratto uno di questi dispendiosi spostamenti annuali. La lunga processione si trova nell'attuale provincia di Shizuoka. I cartouches rossi indicano luoghi degni di nota, come il tempio zen Seikenji nella stampa sinistra, Miho no Matsubara (celebre litorale coperto di pini) nella stampa destra; oppure indicano montagne, come il Fuji (che biancheggia imponente nella stampa centrale) e il Futago, con gli inconfondibili due picchi (futago significa gemelli).
Nella stampa sinistra è visibile il daimyô, seduto in una portantina che reca lo stemma della sua casata. Al suo passaggio, tre uomini si inginocchiano rispettosamente: uno di essi, vestito di bianco e reduce dalla visita a un tempio shintoista, porta sulle spalle la grossa maschera rossa di un tengu (creatura fantastica alata dal naso pronunciato). Il titolo della stampa è scritto nel cartouche in alto a destra; a sinistra in basso, un cartouche verticale bianco riporta la firma dell'artista; accanto ad esso, un altro cartouche rosso a forma di pesce riporta la data di pubblicazione (anno 22 dell'era Meiji, agosto) e nome e indirizzo dell'editore. Una delle novità arrivate dall'Occidente, come si vede bene in questo trittico, erano nuovi pigmenti sintetici, soprattutto rossi e violetti, che risaltano per brillantezza e saturazione.