DESCRIZIONE:
Oggetto:
Scheletro naturale di cavallo, preparato a secco. Classe A- Osteologia. Lo scheletro mostra l'atteggiamento di un cavallo al traino.
Notizie storico-critiche:
Nell'antichità si usavano prevalentemente carri leggeri, provvisti di timone, trainati da due cavalli posti sotto un giogo, a livello del garrese, fissato mediante una cinghia attorno al torace e unito ad un collare che circondava il collo. Questo tipo di attacco, con il punto di trazione molto alto, vicino al garrese, non era adatto alla conformazione del cavallo, e durante lo sforzo il collare comprimeva la trachea e i vasi sanguigni, ostacolando la respirazione e la circolazione del sangue. Il cavallo era perciò prevalentemente usato come cavalcatura o animale da soma, e per i traini pesanti venivano impiegati i bovini. In tempi successivi, il punto di trazione venne abbassato con l'impiego del "pettorale", robusta cinghia posta trasversalmente al petto e unita al carro da due lunghe corregge (tirelle); questo sistema è ancora utilizzato soprattutto per il tiro leggero e per impieghi sportivi. Lo sfruttamento ottimale del cavallo, quale forza motrice per il traino, è stato ottenuto con l'uso del "collare da spalla", mediante il quale i cavalli brachimorfi da tiro (Ardennese, Bretone, Clydesdale, Percheron, Shire, ecc.) sono in grado di trainare carichi molto pesanti; in prove funzionali di potenza è stato dimostrato, mediante l'impiego di carri dinamometrici, che lo sforzo di trazione del cavallo da tiro pesante oscilla dal 47 al 90% del suo peso, con un rendimento di circa il 63% (C. Paci, Zoognostica, I. E. C., Milano/Varese, 1947).