DESCRIZIONE:
Descrizione oggetto:
Modello di dente di ippopotamo su supporto nero con cartiglio a stampa del Museo Diluviano.
Figurato:
si
Notizie storico critiche:
Il cartiglio settecentesco di accompagnamento al presente modello, pur poco leggibile, riporta l'indicazione "Dentes lapidei Equi", rispondente ai cartellini compilati da Giuseppe Monti, e seguita dal numero di pagina 830, a indicare il richiamo al testo del Museum Metallicum, laddove si illustrano appunto i reperti di denti di cavallo. E' invece a pag. 828 che viene descritto, in quel testo il presente modello di dente di elefante, così come era stato riconosciuto da Ulisse Aldrovandi. Il cartellino di accompagnamento è pertanto associato erroneamente a questo reperto. Dopo l'identificazione aldrovandiana del dente fossile come appartenente ad un elefante, il suo successivo riconoscimento come elemento della dentatura di un ippopotamo si deve all'anatomista e paleontologo Georges Cuvier. Il reperto paleontologico in esame è registrato nei cataloghi che Giuseppe Monti (1682-1760) compilò per censire le collezioni del «Museum Diluvianum», appartenenti all’Istituto delle Scienze di Bologna. Il fondatore dell’Istituto, il conte Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) fu il primo patrocinatore di tali collezioni, avviando in prima persona una raccolta di materiali naturalistici già dal 1691. Il Museo di Storia Naturale a Palazzo Poggi fu costituito nel 1714 grazie all'ingente donazione dello stesso Marsili. Dal 1720 ebbe inizio la supervisione di Monti, il quale ordinò tutti i materiali, distinguendoli in sei sezioni e stilandone un catalogo generale. Egli fece altresì confluire nelle raccolte dell'Istituto la propria collezione privata. Nella quarta delle sei sezioni (“Minaralia complectens”) figurano quindi i reperti fossili, che nel catalogo del 1733 vennero descritti dal loro curatore. Fu questo l'atto di nascita del «Museum Diluvianum». Monti si preoccupò di distinguere i reperti della sua collezione personale (siglati “Museum Domi Asservatum” e donati per lascito all’Istituto con disposizione del figlio Gaetano nel 1779) dai restanti, raccolti e conservati entro la sede dell’Istituto (“Museum in Scientiarum Instituto”). Particolarmente rilevanti furono le donazioni disposte nel 1727 e nel 1730 da Luigi Ferdinando Marsili, che non dismise mai, fino alla morte, la proficua attività di reperimento di materiali e di promozione delle collezioni dell'Istituto. Con l’elezione al soglio pontificio del bolognese Prospero Lambertini (Benedetto XIV, 1740-1758), l’Istituto poté beneficiare di un nuovo sostegno istituzionale. Nel 1742 il Senato di Bologna venne quindi sollecitato da un breve del pontefice a deliberare il trasferimento a Palazzo Poggi dei Musei Aldrovandi e Cospi. Il Museo di Ulisse Aldrovandi, testimonianza delle ricerche condotte nel XVI secolo dal bolognese, pioniere della geologia, era stato donato al Senato di Bologna, e da questo allestito nel 1617 in sei stanze del Palazzo Comunale. Ivi venne ‘raggiunto’ nel 1660 dalla wunderkammer di Ferdinando Cospi. I due nuclei vennero infatti trasferiti a Palazzo Poggi nel 1743 (Carlo Sarti 1988, in contrasto con la letteratura, precisa che il trasferimento della collezione Aldrovandi avvenne soltanto nel 1749, cfr. p. 20, nota 8). Nell’estendere il catalogo del Museo di Storia Naturale alle due importanti acquisizioni, Monti registrò le rispettive provenienze nelle descrizioni riportate entro i cartigli, manoscritti o a stampa che accompagnavano ogni reperto, permettendo in tal modo ai successivi conservatori e agli studiosi di rintracciare l’appartenenza del singolo oggetto, a parziale riscatto delle numerose perdite. Un consistente fenomeno di dispersione dei materiali delle collezioni naturalistiche dell’Istituto, infatti, fece seguito, in particolare, ai saccheggi napoleonici (1796) ed alla disordinata ricostituzione nel 1852, che esiliò nei magazzini gran parte dei reperti fossili, prima che la cattedra di Storia Naturale fosse divisa nei tre insegnamenti di Geologia, Mineralogia e Zoologia (1860). La cattedra di Geologia venne contestualmente assegnata a Giovanni Capellini, che si occupò a lungo della ricostituzione del «Museo Diluvianum» entro il Museo di Geologia e Paleontologia che si andava allestendo in una nuova sede in via Zamboni. Capellini, sulla base dei conservati cataloghi di Giuseppe Monti, recuperò i reperti e li fece restaurare a cura del naturalista Carlo Fornasini nel 1881.Tra questi, quelli aldrovandiani vennero riportati dallo stesso Capellini a Palazzo Poggi nel 1907, in un ricostituito Museo Aldrovandiano. Nel 1960 il Museo di Geologia e Paleontologia, ormai denominato “Museo Capellini”, venne ristrutturato, e nel 1988 le sue collezioni costituenti il vecchio «Museum Diluvianum» vennero riallestite da Carlo Sarti, curatore dello stesso museo, che ne recuperò l’organizzazione montiana, prima che un definitivo trasloco le vedesse confluire a Palazzo Poggi (antica sede dell'Istituto), nel 2000 in occasione dell'apertura del Museo.